Frutta a scuola:davvero controproducente?

Ricordate Frutta nelle Scuole? Si tratta di una campagna nazionale volta a migliorare le abitudini alimentari dei bambini all’interno delle mense scolastiche e ad incrementare il loro consumo di frutta nel corso della giornata, che altrimenti risulterebbe piuttosto scarso. Il progetto, che è stato promosso dall'Unione Europea e gestito dal Ministero delle Politiche Agricole, si trova ora al centro di alcune polemiche. E’ giusto obbligare i bambini a mangiare la frutta?

Ricordate Frutta nelle Scuole? Si tratta di una campagna nazionale volta a migliorare le abitudini alimentari dei bambini all’interno delle mense scolastiche e ad incrementare il loro consumo di frutta nel corso della giornata, che altrimenti risulterebbe piuttosto scarso. Il progetto, che è stato promosso dall’Unione Europea e gestito dal Ministero delle Politiche Agricole, si trova ora al centro di alcune polemiche. È giusto obbligare i bambini a mangiare la frutta?

Mangiare la frutta non dovrebbe certamente rappresentare un obbligo, bensì una semplice buona abitudine , già acquisita nel periodo prescolare, grazie ai genitori, o da acquisire mano a mano, magari anche grazie al contributo della scuola e delle mense scolastiche, che dovrebbero servire ai bambini pasti sempre ricchi di frutta e verdura, al di là della loro adesione alla campagna in oggetto di discussione.

Riguardo alla presenza “obbligatoria” della frutta nei menù scolastici è intervenuto Italo Farnetani, pediatra di Milano, convinto che il metodo di introduzione della frutta nel progetto promosso da UE e Ministero potrebbe dare luogo a risultati opposti a quanto sperato, rischiando di allontanare i bambini dalla buona abitudine di consumare frutta, anziché avvicinarli ad essa.

Secondo il pediatra milanese, l’obbligo per i bambini di consumare frutta a scuola sarebbe tanto deleterio da poterli spingere da adulti ad odiare questo alimento. A suo parere, la frutta non sarebbe adatta ad essere proposta come merenda, ad esempio a metà mattina, poiché ciò andrebbe contro le abitudini degli italiani a tavola, che secondo il pediatra considererebbero la frutta come un alimento da consumare a fine pasto.

Sempre a parere del pediatra, i bambini preferirebbero alla frutta degli alimenti salati in piccole porzioni e comprati in compagnia della mamma. Si tratterebbe dunque dei classici snack solitamente sconsigliati ai più piccoli? E se le mamme, invece di recarsi con il proprio bambino tra gli scaffali delle merendine dei supermercati, provassero a fare scegliere al piccolo il proprio frutto preferito, con cui preparare insieme un’ottima merenda fresca e sicuramente più salutare di uno spuntino confezionato?

Il pediatra definisce la “mela obligatoria” inserita nel progetto come una “mela di Stato”, poco gradita ai bambini e vista come un’imposizione contraria ai gusti personali. Si dovrebbe forse cominciare proprio da qui a cambiare abitudini, dalla classica mela al giorno che toglie il medico di torno, solitamente consigliata tra i primi alimenti da introdurre con lo svezzamento e normalmente ben tollerata ed apprezzata da tutti nel corso dell’intera esistenza.

È probabile che il pediatra abbia ragione nel considerare che il consumo di frutta non debba essere imposto dall’alto. La scuola, anche in questo senso, non dovrebbe mai essere una dittatura. Può darsi però che ai bambini già abituati a consumare frutta faccia piacere incontrare questo gradevole spuntino anche a scuola. Secondo il pediatra, a scuola la frutta non dovrebbe essere imposta meccanicamente, ma accompagnata da una vera e propria educazione al gusto. Su tale aspetto ci troviamo d’accordo e speriamo che essa possa iniziare già a partire dalle mura domestiche, iniziando col privilegiare la frutta a colazione e merenda a discapito di snack e merendine.

Marta Albè

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